\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 La guerra dei TrentÆanni (1618-48) rivel≥ lÆesistenza di punti nevralgici per il dominio spagnolo in Italia nel ducato di Savoia
e negli stessi diretti possessi spagnoli dellÆItalia meridionale. Nel 1621 un audace colpo di mano aveva dato la Valtellina agli Spagnoli, mettendoli cos∞ in grado di unire le proprie forze direttamente con quelle degli Asburgo dÆAustria; ma fu per brev
e tempo, poichΘ la Francia di Richelieu con unÆenergica reazione fece ripristinare lo \i status quo\i0 e trasse motivo dallÆincidente per motivare la necessitα di una propria presenza nella penisola, resa possibile dalla progressiva attrazione del Piemo
nte nellÆorbita francese. Il trattato di Cherasco (1613) costrinse il duca Vittorio Amedeo I (1630-37) a cedere alla Francia Pinerolo, quello successivo di Rivoli (1635) a schierarsi contro la Spagna dietro promessa di una parte della Lombardia e del tit
olo regio, infine la morte del duca e la reggenza della vedova Maria Cristina di Borbone (1637) segnarono lÆassoluta infeudazione del ducato alla Francia, che fu dal paese pagata a troppo caro prezzo per lo scoppio di una vera e propria guerra civile ad
opera del principe Tommaso di Carignano e del cardinale Maurizio, con il conseguente intervento armato della Spagna: allÆuna e allÆaltro pose fine il trattato di pace del 1642, che conferm≥ lÆingerenza francese nel ducato.\par
La Francia intervenne anch
e nella contesa scatenata dal pontefice Urbano VIII con la guerra per il ducato di Castro, la quale fu un episodio che, se pur privo di agganci con la guerra dei TrentÆanni, ebbe non poche ripercussioni sui successivi avvenimenti, e fu sotto la mediazion
e francese che Castro fu restituita a Odoardo Farnese. Pi∙ pesante e grave fu il suo intervento nellÆItalia meridionale, dove il contrasto internazionale trovava unÆoccasione favorevole nel nodo dei problemi interni costituito dal processo di rifeudalizz
azione in atto nel regno di Napoli. Sotto il sempre pi∙ forte premere dei bisogni finanziari la corona, per la durata della guerra dei TrentÆanni, non solo sottopose a un pesante aumento il carico fiscale nel Napoletano ma si vide costretta ad autorizzar
e, nellÆesazione delle imposte, la pi∙ sfacciata speculazione da parte di banchieri privati. I frutti di queste speculazioni presero spesso la strada dellÆacquisto di feudi e di diritti di giurisdizione signorile, contribuendo a una massiccia messa allÆi
ncanto dei poteri sovrani. Tale situazione fin∞ col determinare la reazione dei differenti ôpartitiö presenti in cittα: la protesta interess≥ i gruppi aristocratici, i ceti mercantili, gli artigiani, i ôtogatiö, i giuristi impegnati nelle magistrature de
l regno, il mondo rurale esposto come non mai alle angherie di esosi percettori di rendita feudale, i cittadini delle ôuniversitαö demaniali spesso vendute ai baroni vecchi e nuovi.\par
Su questa situazione interna, contraddistinta da rancore delle prov
ince verso Napoli e la Spagna, da caos amministrativo e da unÆondata di fallimenti di compagnie commerciali particolarmente intensa nel decennio 1636-46, sÆinserirono i richiami della propaganda della Francia, ben lieta di incoraggiare le rivolte interne
al territorio della Spagna nemica: dopo la congiura baronale di vecchio tipo ad opera di Tommaso Pignatelli nel 1634, la situazione torn≥ ad essere incandescente con il 1646 (arresto dello speculatore Bartolomeo dÆAquino) e precipit≥ il 7 luglio 1647 in
una rivolta che da Napoli si diffuse allÆintero regno. Di questa rivolta lÆepisodio di Tommaso Aniello (Masaniello) fu il pi∙ clamoroso e certo il pi∙ pittoresco, ma non il pi∙ importante. La rivolta, scoppiata come tumulto spontaneo contro lÆennesima t
assa imposta dagli Spagnoli, fin∞ con lÆavere, con il passare dei mesi, molte valenze politiche: nelle strade della cittα si confrontarono gli interessi di differenti strati sociali; tentativi pi∙ o meno coerenti di riforma politica si alternarono a form
e di protesta spontanea e ritualizzata. Nei mesi precedenti si era mossa anche la Sicilia con la rivolta palermitana del battiloro Giuseppe Alessi (luglio-agosto 1647): la Spagna fu cos∞ costretta a impegnarsi a fondo nella repressione, onde impedire pro
prio su un territorio ad essa direttamente sottoposto lÆapertura di un secondo fronte da parte della Francia.\par
La diplomazia francese, infatti, in quegli anni era stata particolarmente attenta alla situazione napoletana e non aveva mancato di ordire
progetti e trame in occasione delle varie congiure. Nei primi mesi del 1646, mentre si organizzava una spedizione contro lo Stato dei presidi, fu sottoscritto un regolare patto tra Mazzarino e il principe Tommaso di Savoia per provocare una rivolta a Nap
oli: al principe Tommaso sarebbe spettata la corona di Napoli, alla Francia Gaeta e un porto sullÆAdriatico. La spedizione per≥ non ebbe seguito per il cambiamento intervenuto nella situazione con la rivolta di Masaniello del 7 luglio; nellÆassenza di un
ben definito progetto politico, Mazzarino prefer∞ adottare una strategia di attesa: diverso fu lÆatteggiamento di Enrico di Guisa, duca di Lorena. Questi, sollecitato da alcuni fuoriusciti napoletani, decise di appoggiare la rivolta antispagnola. Una vo
lta giunto a Napoli egli riusc∞ a farsi riconoscere capo della cittα, ma proprio la diversitα di obiettivi interni al partito dei rivoltosi fin∞ col fare fallire il suo tentativo. Il processo di normalizzazione, cominciato nellÆaprile 1648, e portato ava
nti dal nuovo vicerΘ spagnolo, il conte di O±ate, pose cos∞ fine alla rivolta.\par
Questo maggiore dinamismo della scena politica italiana attorno alla metα del secolo 17░ coincise con quella che la storiografia definisce la crisi del Seicento, caratter
izzata da una generale tendenza alla depressione e da un faticoso processo di passaggio dallÆeconomia feudale a quella mercantile: crisi, in ultima analisi, di decollo economico per buona parte dellÆEuropa, ma non per lÆItalia e le regioni mediterranee.
Per il nostro paese, oltre ai motivi che abbiamo giα sottolineato in precedenza, si aggiungevano ora altri fattori: le guerre di religione e, soprattutto, la guerra dei TrentÆanni, avevano impoverito la Germania, il cui mercato non assorbiva pi∙ i prodot
ti del commercio dellÆItalia settentrionale; in condizioni di netto impoverimento era anche il mercato ottomano, e ci≥ rendeva ancora pi∙ stentato il commercio mediterraneo; la grave crisi finanziaria che gravava sulla Spagna provocava frequenti necessit
α di denaro da parte di quel monarca e il conseguente peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni a lui soggette.\par
Una quantitα di aspetti diversi, a volte contraddittori, tutti ugualmente importanti, affiorano nella storia dÆItalia dal
Seicento. Accanto ad un clima torbido e a volte inquietante, che accompagna lÆetα della Controriforma, si affermano momenti di grande creativitα e di sperimentazione. Ai luoghi comuni di un Seicento oscuro, astratto e infecondo, si sono sostituite lentam
ente le certezze di unÆetα piena di travagli, ma anche di grandi conoscenze. Non si dovranno necessariamente ripercorrere le pagine pi∙ note della ricerca scientifica per ricordare il nome di Galilei accanto a quello di Federico Cesi, di Francesco Redi,
di Evangelista Torricelli; o quelle della filosofia per avvicinare Campanella a Cremonini, Bruno a Cardano. Basterα pensare allÆimportanza dellÆattivitα di Italiani anche allÆestero, considerando ad esempio quale parte lÆelemento tecnico-militare italian
o abbia avuto nelle guerre della monarchia spagnola fin dal secolo 16░, dal duca di Parma Alessandro Farnese al genovese Ambrogio Spinola, per poi giungere, nel campo imperiale, ai grandi nomi di Raimondo Montecuccoli e del principe Eugenio di Savoia; ne
l campo dellÆarchitettura, dai paesi germanici alla Polonia e alla Russia notevole fu lÆopera degli ingegneri e degli architetti italiani, che diedero il meglio di sΘ soprattutto nelle costruzioni di Cracovia (i toscani Francesco della Lora, Bartolomeo B
